L'OUTPLACEMENT IN ITALIA: 10 ANNI DI "MOBILITA'
ATTIVA"
di Fabrizio Luzzatto-Giuliani - Presidente AISO
Le origini del servizio
L'outplacement fece la sua prima apparizione nel nostro Paese alla metà degli
Anni '80, dopo essere stato sperimentato con successo negli USA. Tra le
prime fruitrici di questo innovativo intervento di assistenza specialistica fu la
NASA, al momento in cui, essendosi concluso il Progetto Apollo, fu deciso di
lasciare libero il personale.
Proprio per rendere meno traumatico il distacco, fu stabilito di offrire ai
dipendenti l'outplacement, una nuova forma di "benefit" che andava ad
aggiungersi al trattamento di fine rapporto e agli altri incentivi d'esodo offerti
per altro molto esigui in USA.
L'intervento consisteva in un servizio d'assistenza personalizzato e finalizzato
alla ricollocazione professionale, in base alle caratteristiche dell'assistito e allo
scenario del mercato. Da qui il termine "outplacement", che sta appunto a
significare "collocare all'esterno".
Il vantaggio di questa nuova formula d'intervento è duplice: da una parte
consente all'azienda di ridurre il costo del lavoro per poter ottimizzare i propri
livelli di efficienza e di competitività, dall'altra offre al dipendente in esubero
un maggiore livello di sicurezza verso il proprio futuro, grazie alla concreta
assistenza che gli viene offerta ai fini della sua pronta ricollocazione
professionale.
L'AISO - Associazione Italiana Società di Outplacement
In Italia l'outplacement viene introdotto da un piccolo gruppo di managers
altamente qualificati, portatori di significative e diversificate esperienze
aziendali, negli anni '86-'88.
Professionisti esperti nella consulenza di carriera e nella gestione delle
problematiche connesse alla gestione di risorse umane, in grado pertanto di
assistere al meglio sia il mondo dell'impresa che i managers in uscita dalle
aziende. Professionisti altamente qualificati, che hanno risolto problemi
aziendali complessi gestendo importanti processi di cambiamento nel mondo
dell'impresa.
Quindi, esperti al massimo livello, autori di volumi e pubblicazioni
specializzate, regolarmente invitati a convegni, seminari e masters anche
internazionali per effettuare interventi sulle più avanzate tecniche di "gestione
della transizione di carriera delle risorse umane".
Alcuni di questi "guru" dell'outplacement sono tuttora al vertice della
Associazione e hanno saputo riversare ad altri colleghi il frutto della loro
decennale esperienza in un'area della consulenza non solo innovativa, ma
anche particolarmente complessa e delicata nel "gioco d'equilibri" esistente
tra le parti.
Al servizio dell'impresa e dei suoi dipendenti
La costituzione dell'AISO risale al 1988. Originariamente il servizio richiesto
dal mondo dell'impresa alle società aderenti era prevalentemente quello di
assisterlo nel programma di separazione dalle aziende di dirigenti che, per un
motivo o per l'altro, non potevano più trovarvi un percorso di sviluppo
professionale.
L'AISO si è data fin dall'inizio uno Statuto molto severo, che impone alle
società aderenti il rispetto di precise norme deontologiche, prima delle quali
quella di non poter assumere incarichi se non dal mondo dell'impresa, suo
unico interlocutore e cliente.
Il dipendente che concorda di accettare il servizio di outplacement deve
sempre fruirne gratuitamente.
Attualmente le società aderenti all'AISO sono le seguenti sette:
- Alternative-Coutts
- CHR-DBM
- Corium
- Econova/Lee Hecht Harrison
- Nuove Opportunità
- Promos International
- Work Out
Il network AISO conta attualmente un centinaio di consulenti, operanti in oltre
venti sedi e uffici capillarmente distribuiti sul territorio nazionale per offrire
anche a livello locale tempestività di intervento, affidabilità operativa e, ciò che
più conta, qualità del servizio e consistenza di risultato.
Una prestigiosa rete di collegamenti internazionali con i network del settore più
qualificati, operanti in tutti i continenti, consente alle società dell'AISO di
attingere a esperienze di ogni tipo, in tutti i comparti e le aree produttive del
mondo. Tra i maggiori gruppi internazionali di outplacement collegati a società
dell'AISO figurano attualmente nomi come DBM (CHR Executive), Career
Partners International (Corium), Coutts Consulting Group (Alternative), Lee
Hecht Harrison (Econova) e BPI (Work Out).
L'evoluzione di un concetto
In Italia si è passati dal tradizionale intervento per manager, con assistenza
individuale a tempo indeterminato, a formule più ampie e diverse, atte a
soddisfare una vasta gamma di esigenze aziendali in fatto di flessibilità di
gestione delle risorse e di quei "processi di cambiamento" che stanno
caratterizzando lo sviluppo dell'impresa in Italia, al pari degli altri paesi
occidentali.
Servizi che con sempre maggiore frequenza vanno a vantaggio di categorie
non manageriali di lavoratori, vale a dire impiegati e operai. Infatti, mentre i
primi possono essere assistiti con corsi progressivi per piccoli gruppi, i
secondi sono gestiti attraverso appositi "centri di mobilità".
Ma non solo: la gamma di prodotti e servizi specialistici offerti dalle società
dell'AISO comprende anche interventi di analisi del potenziale personale e
professionale, programmazione della mobilità interna (turnover) nell'ambito del
gruppo o azienda, verifica del livello di emplojability (assumibilità all'esterno),
consulenza di carriera e altro ancora.
I settori produttivi che si avvalgono dell'outplacement
In base ai dati AISO dell'ultimo periodo, i comparti che fanno maggiore ricorso
a questo servizio sono i seguenti cinque:
- chimico-farmaceutico (21,9%)
- bancario-credito (10,4%)
- meccanico (9,5%)
- informatico-elettronico (8,9%)
- tessile (7,2%).
Trend e megatrend
In base ai dati AISO dell'ultimo biennio, l'occupazione manageriale mostra in
Italia le seguenti quattro tendenze:
Ai primi inserimenti dell'outplacement nei CCNL dei dirigenti industriali (Accordo FNDAI-Confapi) e commerciali (Accordo FeNDAC-Confcommercio) stanno seguendone altri, spesso frutto di precise richieste da parte degli stessi sindacati.
Gli esuberi bancari: un grave, attuale problema
Nel secondo semestre del 1997 si è registrata una decisa impennata nella
richiesta di servizi di riposizionamento organizzativo da parte del mondo
bancario nazionale, attualmente alle prese con un processo di rivalutazione
dei servizi e delle risorse che potrebbe condurre ad esuberi di dimensioni
difficilmente gestibili. Tutte persone che, a vari livelli, vengono a trovarsi
coinvolte nei grandi, urgenti processi di ristrutturazione avviati dalle banche
per mantenere la competitività nei nuovi scenari dell'Euro e ridurre il costo del
lavoro per recuperare redditività.
Proprio per il settore del credito l'AISO sta approntando tutta una serie di
nuovi prodotti e servizi atti a consentire forme di assistenza concrete ed
efficaci nella "gestione del cambiamento".
Le ultime indagini indicano in oltre 300 gli istituti di credito nazionali che nel
prossimo periodo dovranno concretamente affrontare il problema della
riconversione delle risorse umane avvalendosi di un "mix" articolato di
interventi volti ad assistere in vario modo il personale sia in processi di
mobilità interna che esterna.
Il che richiede non solo formule e ammortizzatori sociali di tipo tradizionale
come i prepensionamenti e gli incentivi economici d'esodo, ma anche
soluzioni più moderne, volte a soddisfare sia le mutate esigenze degli istituti
di credito, sia le aspettative del personale in uscita.
L'obiettivo è la gestione "soft" del programma di esuberi pianificato,
agevolando al meglio la ricollocazione professionale dei dipendenti in uscita.
Le parole chiave emerse nel corso di un recente dibattito sul futuro delle
risorse umane bancarie sembrano essere "mobilità consensuale". Vale a dire
soluzioni di uscita programmata col dovuto anticipo, sempre concordata tra le
parti. Non va infatti dimenticato che per le banche, più ancora che per le
aziende, l'imperativo è gestire il cambiamento in modo da ridurre i costi e
migliorare in competitività ed efficienza senza però perdere in immagine e,
soprattutto, senza dover giungere a soluzioni negative e traumatiche per il
personale che impatterebbero sul rapporto fiduciario con la clientela.
Secondo i dati AISO e le risultanze di un'indagine a campione recentemente
svolta dallo Studio SuperSeven di Milano con una serie di interviste a
operatori del mondo del lavoro qualificato ("cacciatori di teste" dell'area
bancaria, consulenti di società specializzate in selezione e ricerca di dirigenti,
funzionari e quadri del credito, esperti di "temporary management" e altri
professionisti del settore) è emerso che, per quanto riguarda la ricollocazione
del personale bancario, un terzo dei managers usciti dalle banche rientra nel
mondo del credito nel breve-medio periodo, un altro terzo si ricolloca
comunque nel settore finanziario o assicurativo con attività che spaziano dalla
libera professione alla consulenza e alla piccola imprenditoria, mentre l'ultimo
terzo finisce per orientare diversamente il proprio futuro professionale, spesso
sistemandosi in aziende medio-piccole con mansioni amministrative.
Infatti, è proprio in questa tipologia d'impresa, particolarmente tesa a
migliorare i risultati operativi anche sul piano finanziario, che i managers
bancari hanno opportunità di prosecuzione di carriera.
E per gli impiegati e funzionari "over 45", meno dinamici e informatizzabili?
In questo caso tutte le parti sono d'accordo sulla necessità di porre in atto
soluzioni concordate di "mobilità consensuale", atte a offrire non solo
prepensionamenti e incentivi economici d'esodo, ma anche forme di supporto
formativo volto alla riconversione professionale e alla ricollocazione.
A questo fine i servizi proposti dalle società dell'AISO, incluso l'outplacement,
risultano particolarmente centrati sulle esigenze del personale bancario, in
quanto offrono tutta una serie di interventi assistiti che vanno dal sostegno
psicologico nella delicata fase della "transizione di carriera" all'analisi del
potenziale personale - per l'eventuale riposizionamento nell'ambito dello
stesso istituto o nel mondo del credito in generale - fino alla verifica del
proprio "grado di ricollocabilità" in altri contesti occupazionali, sia pure
attraverso adeguati programmi formativi e di adeguamento professionale.
Una svolta epocale
In conclusione, si può affermare che in Italia, come in molti altri paesi del
mondo, giunti ormai al giro-di-boa del nuovo millennio, l'occupazione e lo
stesso concetto di lavoro finora in uso stanno profondamente e rapidamente
cambiando. I meccanismi che li caratterizzavano mutano o stanno perdendo
di validità e di forza.
Certe sicurezze che si ritenevano acquisite vanno dissolvendosi e, per contro,
si va conquistando una nuova coscienza professionale, che impone un livello
di disponibilità al cambiamento finora ignoto. Il che inevitabilmente comporta
nuove aree di rischio, ma anche maggiori stimoli e gratificazioni.
Si nota che la retribuzione, da fissa, sta divenendo con sempre maggior
frequenza "variabile", composta cioè non solo dallo stipendio-base ma anche
da una forte componente incentiva, correlata ai risultati conseguiti.
Il concetto di "posto sicuro e protetto" per tutta la vita professionale sta
segnando il passo nel sistema bancario come, del resto, nel mondo
dell'impresa, creando una nuova consapevolezza, una diversa mentalità, più
flessibile e disposta al cambiamento.
Un esempio concreto e attuale ci è dato dall'ufficializzazione del Lavoro
Interinale anche in Italia, ultimo paese europeo ad averlo, dopo tanta attesa,
grazie al recente varo della "Legge Treu".
Ma come sarà il mondo del lavoro prossimo venturo?
Futurologi e guru del calibro di Jeremy Rifkin e Alvin Tofler ipotizzano scenari
totalmente innovativi, non sempre rosei, rispetto a quelli verificatisi negli ultimi
decenni.
E' comunque logico attendersi che anche stavolta prenderanno il sopravvento
le migliori doti dell'uomo, dall'intelligenza alla fantasia, dalla tenacia alla
capacità e voglia di reagire, dalla capacità di adattamento alla spinta verso
nuovi orizzonti professionali.
Tutto lascia credere che l'automazione giocherà un ruolo crescente nello
sviluppo delle nuove attività e opportunità occupazionali. Ciò comporterà un
minore impiego di manodopera intesa in senso tradizionale. Ma non v'è
dubbio che l'uomo non vedrà mai spegnersi quella spinta vitale che l'ha reso il
grande protagonista del pianeta.
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