Una raccolta di articoli sulla formazione
a cura del Centro Studi Orientamento


IL RUOLO STRATEGICO DELLA FORMAZIONE NELLE PRIORITA' AZIENDALI
di Nino Lo Bianco - Presidente ASSCO

L'apparato industriale del Paese, in particolare le grandi aziende e i servizi, deve affrontare una crisi di portata storica, strutturale, ignota per durata e caratteristiche. Una crisi legata alla concorrenza aggressiva, alla crescente internazionalizzazione dei mercati, alla dinamica del quadro ambientale ma soprattutto alla difficoltà di reagire con le leve tradizionali all'intensità della competizione instaurata si (si tratta di battersi sul terreno della qualità globale del proprio sistema di offerta).
La via d'uscita (sfida) passa attraverso lo sviluppo di una cultura della qualità (TQM), di modalità radicalmente innovative di gestione e soprattutto di nuove professionalità , con l'obiettivo a breve di un "salto" nelle performance del Sistema (servizio, costo, produttività , qualità ) del + 30/40% rispetto alla tradizione.
Dove il sistema organizzativo-manageriale diventa il fattore "differenziale" numero uno per accrescere la competitività .
Le risposte strutturali da sviluppare devono pertanto:
contare su leve per il cambiamento (vision e organizzazione);
trasformare la logica gestionale dal "sistema deterministico" (one-best-way) al "sistema discrezionale" (imparare ad imparare);
stimolare la gestione integrata ed il cambiamento (management mix delle leve da utilizzare);
diffondere i principi base di "lean organization", di focalizzazione dell'attività alla soddisfazione del cliente finale (gestione per processi), di "caccia agli sprechi" (miglioramento continuo, azienda snella, fabbrica integrata, ecc.).
Il tutto con una regia globale che si basa sulla capacità di un reale apprendimento collettivo e sulla diffusione di nuove professionalità quali la reingegnerizzazione dei processi e delle infrastrutture organizzative, il change management e la gestione strategica del costo. Capacità che vedono proprio nella formazione una delle leve strategiche prioritarie per l'azienda e nel know-how esterno all'impresa (specie consulenziale) uno degli strumenti imprescindibili per un simile compito.
Tale sforzo di crescita e sviluppo culturale collettivo a livello nazionale richiede investimenti, esperienze, programmi difficilmente esplicitabili a livello burocratico o delle istituzioni pubbliche attuali, e quindi comporta l'intervento di formatori e consulenti esperti, informati, capaci di rapportarsi alle migliori esperienze mondiali.
Ma dove l'aiuto esterno appare ancor più determinante per un'azienda o un ente di servizi è al momento dell'avvio di una reale strategia di sviluppo della "Qualità di Azienda".
E proprio in sede di impostazione del progetto-programma, di impianto e sviluppo dei programmi operativi, di razionalizzazione delle esperienze, infatti, che l'aiuto della consulenza appare più critico. La scelta, ormai di fatto obbligata pena l'espulsione dal mercato, di sviluppare la massima qualità e competitività consentite dal settore di appartenenza, necessita di una valutazione approfondita delle linee di intervento da privilegiare e degli sforzi richiesti. Solo un'expertise ripetuta, maturata in contesti divenuti "eccellenti", può consentire un'efficace attività di questo tipo.
Poichè � l'esperienza accumulata non sempre è sufficiente per realizzare tale "salto generazionale", solamente un apporto esterno all'azienda o all'ente in oggetto può permettere una trasformazione efficace.
L'intervento della consulenza sarà quindi tanto più utile nell'avvio di un progetto di cambiamento, quanto più renderà cosciente l'organizzazione delle necessità di "eccellenza", contribuendo a definire la vision competitiva da sviluppare e a razionalizzare i processi gestionali critici. Mentre nella fase di realizzazione del cambiamento e sviluppo dei programmi di "eccellenza" definiti, I'intervento della consulenza sarà utile per diffondere con sicurezza, tempestività ed efficacia l'utilizzo delle leve necessarie.
Il segreto sta nel realizzare una rapida ed estesa diffusione della nuova professionalità richiesta, sia con l'uso di nuove tecniche organizzative e formative, sia mediante l'intervento sulla cultura e sulle modalità operative.
La condizione indispensabile per il successo del nuovo sistema è , infatti, rappresentata dalla reale capacità di apprendimento collettivo del medesimo.
Per "fare di più e meglio" (sviluppando l'efficacia) "con minori risorse di prima" (sviluppando l'efficienza) si devono saper dosare tanto la leva del riassetto organizzativo (ridistribuzione del potere), quanto quella dello sviluppo delle nuove professionalità richieste, e questo esige un'esperienza che può essere maturata solo altrove. Essa calibrerà il cambiamento volto a snellire i processi gestionali bilanciando la soddisfazione del cliente con la caccia agli sprechi e l'azzeramento delle attività che non danno valore aggiunto all'utilizzatore finale.
Gli interventi da realizzare, e soprattutto il loro coordinamento, sono complessi e raramente di successo senza una regia esperta e capace. Si tratta infatti di: formalizzare la reingegnerizzazione organizzativa dello sviluppo dei nuovi prodotti, dei prodotti in esercizio e della distribuzione commerciale; realizzare una effettiva delega a team da guidare e focalizzare rispetto ai processi così definiti; controllare e misurare l'evoluzione dei processi in termini di valore aggiunto per il cliente (activity based costing).
Mutamenti di enorme impatto che richiedono qualcuno che sappia "cosa fare", ma soprattutto qualcuno in grado di mostrare "come farlo" (il vero know-how alla base della trasformazione culturale e professionale).
Formazione e consulenza possono quindi diventare fattori strategici di sviluppo della competitività ? Non ancora, se si guarda al potenziale di know-how specifico e di alta efficacia intrinseca per affrontare tali complesse problematiche messe in campo dalla consulenza di direzione e di organizzazione ma di cui l'Italia sembra fare uso marginale o quasi.
Auspichiamoci che un nuovo assetto politico e una cultura di impresa più al passo con i tempi sappiano meglio utilizzare queste leve per una più efficace azione di modernizzazione e di sviluppo economico del Paese.


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